Storia di Giuseppe

Disegni di Margherita, Chiara e Cecilia
(dai 10 ai 5 anni)

Giuseppe e i fratelli maggiori
Tanti anni fa viveva in Palestina, un paese dell’oriente non lontano dall’Egitto, una grande famiglia di pastori. Il padre Giacobbe aveva avuto dieci figli da diverse mogli e poi in vecchiaia ancora due figli dall’ultima moglie di nome Rachele.
Rachele era morta e il vecchio Giacobbe viveva in casa da solo con i due figli minori Giuseppe di 17 anni e Beniamino di 14. Tutti gli altri, ormai sposati, abitavano in case vicine con le loro famiglie.
Giuseppe non era amato dai suoi fratelli grandi perché il padre aveva una predilezione per lui. Inoltre Giuseppe aveva fatto strani sogni che mostravano la sua futura superiorità rispetto ai fratelli maggiori.
In un primo sogno i fasci di grano - che i fratelli stavano legando - erano disposti in cerchio e si inchinavano tutti a quello di Giuseppe, che si trovava al centro.
In un altro sogno la luna e tutti gli astri del firmamento si inchinavano a Giuseppe.
I sogni indicavano che Giuseppe sarebbe stato superiore a i suoi fratelli. Perciò essi erano invidiosi e desideravano di liberarsene.


Giuseppe gettato nel pozzo
Un giorno i fratelli erano al pascolo con le pecore in un luogo molto lontano da casa, quando a un tratto videro arrivare Giuseppe con un flauto in mano e vestito con una bellissima tunica donatagli da Giacobbe.
ll loro odio si fece molto acuto in quel momento e decisero di cogliere l’occasione della lontananza da casa per sbarazzarsene.
I fratelli andarono incontro a Giuseppe, lo catturarono e lo gettarono in un pozzo profondo ma asciutto da cui non avrebbe potuto risalire.


Giuseppe venduto ai mercanti
Presi poi dal rimorso per il gesto crudele, decisero di riprendere Giuseppe dal pozzo e di venderlo a una carovana di mercanti in cambio di una somma di danaro.
I mercanti, che viaggiavano sui loro grandi cammelli, erano interessati ad acquistare uno schiavo, perciò caricarono Giuseppe sui carri e proseguirono verso l’Egitto.


Giuseppe è abbandonato dai propri fratelli
Così Giuseppe fu costretto a partire, con una grande tristezza nel cuore.
I fratelli, per nascondere la verità al padre Giacobbe, tornarono a casa con la tunica di Giuseppe insanguinata dicendo che il ragazzo era stato aggredito e ucciso dalle belve feroci.
Giacobbe fu preso da immensa tristezza per la perdita del figlio tanto amato.


Giuseppe svela i sogni del Faraone
Intanto Giuseppe, arrivato in Egitto, visse molte alterne vicende fino al momento in cui, grazie alla sua straordinaria capacità di interpretare i sogni e di prevedere il futuro, venne chiamato dal Faraone, che aveva fatto un sogno molto enigmatico e difficile di cui non capiva il significato.
Disse il Faraone a Giuseppe:
“Nel mio sogno mi trovavo sulla riva del Nilo. Quand’è ecco salirono dal fiume sette vacche grasse che si misero a pascolare tra i giunchi.
Subito dopo comparvero sette vacche magre e brutte che divorano le vacche grasse.
Nel secondo sogno vidi sette spighe belle e rigogliose che spuntavano da un solo stelo. Ma ad un tratto sette spighe secche, vuote e arse dal vento, divorarono le prime.”
Allora Giuseppe disse al Faraone:
“Il sogno vuole indicare al Faraone quello che sta per accadere in Egitto: ci saranno nel nostro paese sette anni di grande abbondanza e buon raccolto, che saranno seguiti da sette anni di forte carestia, siccità e povertà.
Il Faraone allora dovrà trovare un uomo saggio e intelligente che avrà il compito di far raccogliere e mettere da parte grano e cibo in abbondanza, da tenere di riserva per la popolazione quando il nutrimento verrà a mancare negli anni di carestia.”


I fratelli di Giuseppe partono per l’Egitto
Il Faraone stimò il discorso di Giuseppe e decise di nominarlo “viceré”. Gli diede in dono una corona e vestiti stupendi e affidò a lui il compito di dirigere il lavoro di raccolta del grano e dei viveri.
Durante i sette anni di abbondanza Giuseppe percorse tutto il paese d’Egitto per sovraintendere al grande lavoro di raccolta del frumento e dei viveri.
Quando arrivarono gli anni di carestia, tutta la popolazione d’Egitto si rivolse al Faraone per chiedere aiuto.
Allora Giuseppe fece aprire i depositi del grano raccolto, e lo vendette agli egiziani.
Anche i fratelli di Giuseppe vennero mandati da Giacobbe in Egitto, per cercare grano e cibo.


Giuseppe incontra i suoi fratelli
Si rivolsero al viceré, che era Giuseppe, ma non lo riconobbero. Avevano portato con sé dei sacchi per fare provvista di grano e di altri viveri in cambio di una somma di danaro.
Quando se li vide davanti, Giuseppe riconobbe i suoi fratelli, ma non volle darlo subito a vedere, anzi parlò loro, tramite un interprete, trattandoli con durezza.
“Da dove venite?” - chiese.
“Dalla terra di Canaan per comprare cibo” - risposero.
“Voi siete spie, venute a controllare le condizioni dell’Egitto” - replicò loro aspramente Giuseppe.
“No, no, Signore, siamo venuti solo per comprare cibo! Siamo fratelli e siamo venuti tutti insieme, tranne uno di noi che è morto e il nostro fratello minore, Beniamino, che è rimasto a casa con nostro padre”.
“Voglio vedere questo fratello minore di cui parlate, per verificare se mi avete detto la verità - disse Giuseppe. Uno di voi vada a prenderlo, mentre gli altri resteranno qui, in prigione”.
Il suo gesto non era dettato dal desiderio di vendicarsi dell’antico male ricevuto dai fratelli, ma soltanto dall’intento di metterli alla prova per vedere se qualcosa era cambiato nel loro cuore, se avevano imparato ad amarsi gli uni gli altri.
Poi Giuseppe ci ripensò, pensando che il vecchio padre sarebbe stato molto in pena non vedendo
ritornare i suoi figli, e liberò i fratelli. Decise di tenere in ostaggio soltanto uno di loro.
Si rivolse ai suoi dipendenti e ordinò:
“Riempite i loro sacchi di frumento e di nascosto rimettete nei sacchi anche il denaro con cui hanno pagato. Date loro del cibo per il viaggio, e lasciateli partire.”
All’antica malvagità dei fratelli, Giuseppe aveva risposto con sorprendente generosità.
Durante il viaggio di ritorno i fratelli si accorsero con sorpresa che i loro sacchi erano pieni di grano e che alla imboccatura di ogni sacco era stato restituito il denaro.
Giunti a casa narrarono a Giacobbe tutto quello che era accaduto. Ma Giacobbe non volle lasciarli tornare con Beniamino, temendo che gli accadesse qualcosa di male. Non si sentiva di perderlo come aveva perso Giuseppe.
Ma la carestia peggiorò ancora e quando ebbero consumato tutto il grano acquistato in Egitto, Giacobbe a malincuore li lasciò partire anche con Beniamino.
I figli assicurarono il padre che avrebbero fatto di tutto purché Beniamino tornasse a casa,
a costo di sacrificarsi loro stessi.


Giuseppe e Beniamino
Arrivati dunque da Giuseppe i fratelli gli mostrarono Beniamino che era il pegno per poter ricevere del nuovo grano. Avevano mantenuto la promessa e in cambio desideravano poter comprare altri viveri da portare nel loro paese.
Giuseppe riconobbe subito il suo fratello minore e si commosse molto, ma riuscì a non farlo vedere perché aveva deciso di non rivelarsi ancora.
Aveva escogitato infatti un’altra prova per verificare se i suoi fratelli erano diventati capaci di sacrificarsi l’uno per l’altro.
Giuseppe dunque ordinò al suo maggiordomo di riempire i sacchi dei fratelli e di restituire anche questa volta il denaro all’imboccatura di ogni sacco, e inoltre di mettere la sua coppa d’argento nel sacco di Beniamino.
Poco dopo la partenza dall’Egitto sulla strada del ritorno, i fratelli vennero inseguiti dal maggiordomo del viceré che li sorprese con la coppa d’argento nel sacco di Beniamino e li accusò di averla rubata. Allora essi furono costretti a tornare indietro per discolparsi, anche se in realtà non l’avevano rubata.
Giuseppe non si rivelò ancora ai fratelli e disse di non capire come avessero potuto rispondere con l’inganno e il furto a tutta la sua generosità verso di loro. Per punizione - disse - avrebbe trattenuto con sé Beniamino.


Giuseppe si rivela ai fratelli
I fratelli erano sconvolti, non sapevano cosa fare. Uno di loro perciò si fece avanti e spiegò a Giuseppe la situazione.
“Nostro padre ha già perduto un figlio, se perderà anche Beniamino ne morirà di dolore.
Prendi me come tuo schiavo, ma lascia che i miei fratelli tornino a casa con Beniamino!”
A quelle parole Giuseppe si commosse tanto profondamente che decise di rivelarsi ai fratelli.
“Io sono vostro fratello Giuseppe! Non datevi più pena per avermi venduto, perché Dio ha disposto che in quel modo io potessi salvare il popolo dalla carestia. E salvare anche voi e le vostre famiglie. Ora andate a casa in fretta, a portare cibo a nostro padre, alle vostre mogli e ai vostri figli e anche agli animali. Poi tornate tutti qui. Potrete vivere in Egitto al sicuro, perché vi saranno ancora cinque anni di carestia. Dunque non temete, io provvederò sempre a voi e a tutte le vostre famiglie!”
Poi Giuseppe abbracciò i suoi fratelli, uno per uno, e stette con loro a parlare a lungo di tutto quello che era successo durante gli anni di lontananza.
Ancora una volta dunque Giuseppe si rivelò per il suo animo straordinario: non solo non si era vendicato per il male ricevuto ma era stato in grado di interpretare le vicende della sua vita e le ingiustizie subite come un’occasione per realizzare un bene molto grande per tutti.




Libretto per la stampa