Storia di Mosè

Disegni di Margherita, Chiara e Cecilia
(dai 10 ai 5 anni)

Mosè, appena nato, viene affidato al fiume Nilo
La storia di Giuseppe e dei suoi fratelli si era conclusa con l’arrivo in Egitto di tutta la sua famiglia.
Come loro, tutto il popolo di Israele in quegli anni di carestia si era trasferito in Egitto perché solo in quel paese si poteva trovare grano in abbondanza.
Col passare degli anni il popolo di Israele crebbe di numero e di importanza a tal punto che il Faraone ebbe paura che minacciasse il suo potere.
Egli disse: “Ecco, il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più potente di noi. Siamo prudenti, affinché non si moltiplichi e, in caso di guerra, non si unisca ai nostri nemici per combattere contro di noi e poi andarsene dal paese”. Per questo iniziò a osteggiarlo, a sfruttarlo e a rendergli la vita impossibile. E, per ridurne il numero, arrivò alla terribile decisione di far uccidere i figli maschi che nascevano nelle famiglie del popolo di Israele.
Ora, una mamma ebrea dette alla luce un figlio e decise di affidarlo al fiume Nilo, avvolto con le copertine in una cesta di vimini, nella speranza che potesse salvarsi così. E mandò sua figlia Miriam a seguire la cesta per capire dove andava.


Mosè viene accolto dalla figlia del Faraone
La figlia del Faraone, quella mattina, mentre era nei pressi del fiume a fare il bagno, si accorse della cesta col bimbo che piangeva. Capì subito che si trattava di un bambino degli Ebrei, ma si commosse e decise di prenderlo con sé. Occorreva però trovare una mamma che potesse allattarlo. La sorellina del piccolo si avvicinò alla principessa e disse: “Io posso andare a chiamarti una balia tra le donne ebree che allatti questo bambino.” La figlia del Faraone le rispose: “Và”. E la fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del Faraone le disse: “Porta con te questo bambino, allattalo e io ti darò un salario”. Quella donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo portò dalla figlia del Faraone. Egli fu per lei come un figlio ed ella lo chiamò Mosè “Perché - disse - io l’ho tirato fuori dalle acque”.


Mosè vede la sofferenza degli israeliti e si ribella
Mosè dalla reggia osservava i suoi fratelli. Notò i lavori di cui erano gravati e vide un Egiziano che percuoteva uno degli Ebrei suoi fratelli. Volse lo sguardo di qua e di là e, visto che non c’era nessuno, uccise l’Egiziano e lo nascose nella sabbia. Il giorno seguente uscì, vide due Ebrei che litigavano e disse a quello che aveva torto: “Perché percuoti il tuo compagno?” Quello rispose: “Tu non sei né principe né giudice sopra di noi. Vuoi forse uccidermi come uccidesti l’Egiziano?” Allora Mosè capì che la notizia si era diffusa. Infatti il Faraone cercò Mosè per ucciderlo, ma egli fuggì lontano, nel paese di Madian. Lì trovò un pastore buono - di nome Ietro - che lo accolse e l’ospitò a casa sua.

17:45 20/06/2017

Mosè ascolta la parola del Signore
Da quel momento Mosè divenne un pastore. Passava la sua giornata a condurre le pecore al pascolo e la sera le riportava all’ovile. Era contento della sua vita, si era sposato e sarebbe rimasto volentieri a vivere lì per sempre. Ma nel suo cuore Mosè sentiva che avrebbe dovuto fare qualcosa per i suoi fratelli che erano rimasti schiavi in Egitto.
Un giorno, mentre Mosè era nel deserto con le pecore, vide un cespuglio che bruciava senza consumarsi. Quando di avvicinò, Dio gli parlò così: “Le grida dei figli d’Israele sono giunte a me. E ho visto l’oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. Dunque ora vai, io ti mando dal Faraone perché tu faccia uscire dall’Egitto il mio popolo.”
Mosè era molto spaventato, non si sentiva di affrontare un compito così difficile. Era pieno di dubbi, ma alla fine decise di accettare la richiesta del Signore perché aveva fiducia che Dio lo avrebbe sempre aiutato.
Allora Mosè tornò in Egitto per preparare la partenza del suo popolo.


Mosè e Aronne parlano agli Israeliti
Arrivato in Egitto gli venne incontro suo fratello Aronne dicendo: “Oh che gioia, sei tornato! Qui la vita del popolo è sempre più dura!” “Lo so - disse Mosè - ed è per questo che sono tornato. Per aiutare il popolo a lasciare l’Egitto. È Dio che vuole liberarci e condurci in un paese dove tutti saremo liberi, dove potremo lavorare la terra e vivere più serenamente, perché non saremo più schiavi.
Dio stesso mi ha affidato il compito di guidare il popolo in questo lungo viaggio: uscire dall’Egitto e attraversare il deserto fino a raggiungere il paese di Canaan. Mi aiuterai Aronne, fratello mio, a convincere il Faraone?”
Aronne accettò e i due fratelli si misero all’opera. Prima informarono tutti i padri di famiglia del progetto che Dio aveva affidato a Mosè. E quella notte, in tutte le case delle famiglie ebree non si parlava d’altro che di questa grande notizia.


Mosè e Aronne parlano al Faraone
Mosè e Aronne andarono al palazzo del Faraone per parlargli. “Salute a te, Faraone,” dissero facendo un profondo inchino. “Siamo venuti a chiederti il permesso di lasciare l’Egitto con tutto il nostro popolo.”
“Cosa? - gridò il Faraone - la vostra gente se ne vorrebbe andare? E il lavoro chi lo farebbe? È pazzesco! e voi osate entrare nel mio palazzo per dirmi questo? Andatevene! Non ve lo permetterò mai! Anzi da oggi vi farò lavorare ancora di più! Ve ne accorgerete!”
Dopo queste parole del Faraone, Mosè e Aronne se ne tornarono indietro camminando lentamente, col cuore oppresso. E da quel giorno gli israeliti furono sfruttati ancora più di prima.
Allora tutto il popolo andava a lamentarsi con Mosè: “Vedi che non ci puoi aiutare? Tu, e i tuoi sogni... vattene, vattene via! Torna a fare il pastore nel paese di Madian! Ora ci hai messo in un bel pasticcio, stiamo ancora peggio di prima!”


Le piaghe d’Egitto
Mosè e Aronne erano molto avviliti e non sapevano cosa fare. Allora Mosè parlò al Signore per dirgli tutto il suo sgomento. E il Signore gli disse: “Vai dal Faraone e avvertilo. Digli: Il mio Dio manderà sventure sull’Egitto se non ci lascerai partire.” Mosè andò dal Faraone a dirgli queste parole. Ma il Faraone indurì il proprio cuore e non lasciò partire gli Israeliti.
Allora per l’Egitto cominciarono giorni difficili perché sia il paese che la popolazione vennero colpiti da forti disgrazie.
L’acqua del fiume Nilo diventò imbevibile, era un pericolo per tutti. Il Nilo che aveva sempre donato la vita al paese d’Egitto, ora seminava la morte.
Ma accadde di peggio. Dal fiume uscirono migliaia e migliaia di rane che invasero tutto il paese. Poi uscirono anche moltissime zanzare e tafani. E infinite cavallette distrussero tutto il raccolto.
Una calamità dopo l’altra colpivano le persone, gli animali e l’intero paese!


Gli ebrei si preparano a partire
Mosè chiese ancora, ripetutamente, al Faraone di lasciar partire il suo popolo, ma egli continuava a negare il permesso, finché un giorno dovette cedere per disperazione, nella speranza di porre fine alle disgrazie dell’Egitto.
Ecco dunque che il popolo di Israele si preparò per lasciare l’Egitto. Cominciarono a radunare tutti i propri bagagli, i cammelli, le tende, in previsione di un lungo viaggio.
Il giorno della partenza i bambini non andarono neppure a dormire, perché durante la notte avrebbero dovuto mettersi in cammino.
Ogni capofamiglia prima di partire disse: “Faremo una cena leggera tutti insieme: mangeremo pane azzimo - non lievitato - carne di agnello e erbe amare. Ceneremo con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, e il bastone in mano, già pronti per partire”.
Dopo la cena il popolo fu pronto per la partenza.


La partenza dall’Egitto
Si formò una lunga fila di uomini, donne, bambini e un immenso gregge: aveva inizio il loro viaggio.
La colonna si mosse lentamente. Che gioia! non ci credevano ancora! Ogni sera tutte le famiglie piantavano le tende per passare la notte, e accendevano il fuoco per cucinare il cibo.
Dopo molti giorni di cammino arrivarono di fronte a un grande mare, un mare di giunchi, e non sapevano come oltrepassarlo. E per di più sentivano di avere pochissimo tempo perché alle loro spalle c’erano i carri dell’esercito degli egiziani che li stavano inseguendo.


Il passaggio del Mar Rosso
Tutti erano sgomenti perché non sapevano come fare ad attraversare questo mare. Anche Mosè era angosciato e si rivolse al Signore per chiedere un aiuto. E Dio li aiutò.
Infatti arrivò un forte vento che cominciò a soffiare sull’acqua e la respinse indietro. “Sbrigatevi - disse Mosè - ora potete passare sull’altra riva!” Tutto il popolo cominciò ad attraversare il mare dei giunchi.
Sarebbero riusciti a passare tutti, prima che gli egiziani li raggiungessero? L’acqua sarebbe rimasta così bassa, per permettere loro di arrivare all’altra sponda?
Si, ce la fanno. Anche gli ultimi della lunga fila di uomini, donne e bambini e animali riescono ad attraversare, e raggiungono la riva. Sono salvi, sono passati tutti dall’altra parte!
E l’acqua immediatamente ricominciò a salire perché il vento si era calmato.
Così quando arrivarono gli egiziani si trovarono il passaggio sbarrato, non furono in grado di attraversare il mare e non poterono più inseguire il popolo di Israele.


Finalmente liberi
Ora il popolo era veramente libero, non doveva più avere paura. Da quel momento cominciava una nuova tappa del loro viaggio nel deserto, un lento viaggio verso la terra promessa dal Signore.
“Stasera faremo una grande festa per ringraziare il Signore che ci ha liberati e ci ha aiutati a partire, attraverso la guida di Mosè” dissero tutti i padri di famiglia.
Così quella sera tutto il popolo fece una grandissima festa, con canti e danze e preghiere di ringraziamento.

Canto di Maurice Cocagnac "Doux pays de Chanaan"

Canto di Pierangelo Comi "Mia forza e mio canto è il Signore"

Canto di Pierangelo Comi "Ascolta Israele"

Canto di Pierangelo Comi "Il Signore si è preso cura"

Canto di Pierangelo Comi "Le mormorazioni"




Libretto per la stampa